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  • Immagine del redattorePaola Cambielli

La raccolta del riso a Pavia e le sue risaie

Il viaggio che ti propongo in quest'articolo è dedicato a uno dei prodotti agricoli di punta della mia terra, la Pianura Padana. Ti porterò nella provincia di quella che viene definita la Capitale del Riso italiana, Pavia, e nella zona delle risaie più famose d'Italia, la Lomellina. Il periodo della raccolta del riso a Pavia è alle porte.

 

Settembre si avvicina, ma invece di essere triste perché l'estate sta finendo - citando una famosissima canzone - sono stimolata. L'autunno è una stagione davvero ricca di attività agroalimentari e di lavorazione di prodotti Made in Italy. Una di queste è la raccolta del riso a Pavia e nella sua provincia.

Sarà perché ci sono nata e cresciuta, ma la Pianura Padana ha degli aspetti affascinanti. Vedere tutte quelle distese di campi di grano coltivati o di risaie allagate, riempite d'acqua per far crescere le piantine di riso, stimola la mia tranquillità interiore. Quando albeggia o tramonta, poi, il cielo riesce a specchiarsi nelle pozze d'acqua e creare dei bellissimi effetti.

Le risaie di Pavia e della Lomellina regalano bellissimi effetti naturalistici

Ma purtroppo non tutti la pensano così. Se le risaie terrazzate asiatiche - in particolare della Cambogia, del Laos, del Myanmar o di Bali, in Indonesia - sono tra i paesaggi più #instagrammabili, un'attrazione da vedere almeno una volta nella vita, perché allora quelle della Pianura Padana vengono associate in primis alle zanzare? In Asia si organizzano perfino dei tour per poter entrare più in profondità nella loro cultura. Non posso di certo paragonare i paesaggi, ma anche le risaie pavesi hanno il loro perché.


Chi dice risaie, pensa alla Lomellina

Chiunque pensi alle risaie non può non associare questa immagine alla Lomellina. Andrea Sala, Sindaco di Vigevano
Risaie a Olevano Lomellina

Divisa tra la Bassa Lombardia - dipende, infatti, dalla provincia di Pavia - e il confine con il Piemonte, è la zona per eccellenza di produzione del riso lombardo. Solo qui si concentrano circa 60.000 ettari di risaie. Immaginati, quindi, mentre percorri le sue statali: sarai fiancheggiato da enormi distese pianeggianti di terreni totalmente ricoperti d'acqua, circondati da argini e canali di irrigazione che dividono i vari appezzamenti - le cosiddette camere - e che servono per far crescere le piante di riso.

Il capoluogo della Lomellina, il suo centro più importante è Vigevano, cittadina famosa soprattutto per:

  • la sua grandissima piazza Ducale circondata da portici

  • il Castello

  • il passaggio di Leonardo da Vinci

  • il Palio delle contrade

La Piazza Ducale di Vigevano, il capoluogo della Lomellina
Piazza Ducale - Vigevano

Le colonne portanti del lavoro nelle risaie


Il riso è un cereale che segue un ciclo annuale. L'intera produzione e coltivazione va dalla primavera - periodo della semina, dove il seme si pianta nella risaia già allagata oppure "in asciutta" - all'autunno, dove dall'inizio di settembre alla fine di ottobre avviene la raccolta. Tra la semina e la raccolta, bisognava controllare che tutto filasse liscio. Che il riso crescesse e si sviluppasse correttamente.

Oggi, ovviamente e per fortuna direi, tutto il processo viene fatto grazie all'aiuto di macchinari, ma non fino a molti decenni fa esisteva una figura il cui lavoro nelle risaie era fondamentale: la mondina.

Il suo compito era quello di trapiantare le piantine nella risaia e mondarle - ovvero pulirle - da tutto il terriccio e le erbacce che si formavano, impedendo la corretta crescita della piantina.

Questo quadro di Angelo Morbelli "Per ottanta centesimi" del 1895 ti fa capire com'era a dir poco faticoso quel lavoro. Se penso alla mia povera nonna materna mentre lavorava, tutta l'estate con la schiena piegata e le gambe nell'acqua, in quel periodo anche incinta di mia mamma - è nata a luglio, per farti capire… Posso solo immaginare in che condizioni tornava a casa alla sera.

Il titolo del quadro, poi, non è casuale. Questa era la misera paga delle mondine, che si spezzavano la schiena da mattina a sera per guadagnare ben poco. Ma loro non ci stavano. Volevano a tutti i costi rivendicare i loro diritti. La loro dignità era troppo importante. Per queste ragioni, la figura della mondina diventò un simbolo nell'immaginario collettivo popolare, tant'è che molti registi e scrittori si ispirarono a loro per girare dei film e scrivere opere. Divennero le protagoniste della condizione di vita precaria data dal lavoro stagionale nei campi e i loro canti sono conosciuti ancora dopo tanti anni.


I progetti di Pavia per la valorizzazione del riso


Da vera e propria Capitale del Riso Pavia si è sempre occupata della promozione del prodotto di punta del suo territorio. Già ad Expo Milano 2015 era tra i protagonisti con il cluster del riso e ogni anno celebra le sue eccellenze gastronomiche nella manifestazione Autunno Pavese DOC. Una presenza fissa tra le varietà di riso è il Carnaroli, soprannominato il Principe dei Risotti per le sue qualità, le sue proprietà nutritive e per la tenuta di cottura. È usato dai più grandi chef per la preparazione delle loro ricette a base di riso.

A proposito di conservazione dei prodotti agroalimentari del territorio, qualche anno fa la Camera di Commercio di Pavia, su proposta di Coldiretti Pavia, ha dato il via a un importante progetto che racchiudesse tutte le filiere certificate di Pavia e della provincia. Ha avuto, così, inizio La Via del Carnaroli, dove le aziende agricole aderenti si impegnano a produrre un riso la cui qualità sia certificata secondo gli standard alimentari. Insomma, a produrre l'unico e inimitabile Carnaroli pavese.

Carnaroli, il re del riso di Pavia

Una delle aziende storiche che tengono alto l'orgoglio del riso di Pavia è la Riso Scotti.

Alla Riso Scotti, lavorare il riso è un'arte che si tramanda da sei generazioni.

Nata nel 1860, produce riso da 160 anni e da piccola azienda locale è riuscita a farsi un nome in tutt'Italia, diventando l'emblema del riso di Pavia e non solo. Tutto questo grazie all'impegno e soprattutto alla passione della famiglia Scotti, che da sempre ha creduto nella valorizzazione della materia prima del territorio pavese.


Anche se le notizie di questi giorni parlano di incognite e preoccupazioni da parte dei produttori di riso in questo 2020 così problematico, non bisogna dimenticarsi dell'esempio della famiglia Scotti, che nonostante i periodi di difficoltà ha sempre saputo tenere alta la bandiera del Made in Italy, valorizzando i prodotti e il territorio locale.

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